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Ginkgo
Ginkgo biloba L.
Etimologia
Il genere, Ginkgo, sembra che derivi da un’inesatta trascrizione dell’antico nome giapponese gin-kyo, “albicocco d’argento”. L’errore si deve ad un certo Kaemper che, tornando nel 1712 da un suo viaggio nell’Estremo Oriente, descrisse alcuni maestosi alberi sacri chiamandoli Ginkgo. Linneo rese ufficiale questo errore attribuendo a queste piante, giunte in Europa nel 1730, lo stesso nome. Oggi si preferisce risalire alla denominazione esatta di Gynkyo. La specie, biloba, ‘due lobi’, ricorda la forma delle foglie adulte le quali presentano una lamina incisa a metà all’apice.
Origine
Pianta originaria della Cina e del Giappone. Oggi è diffusa ovunque come essenza ornamentale di interesse paesaggistico.
Note caratteristiche
Il genere Ginkgo comprende attualmente un’unica specie, G. biloba, diffusissima allo stato coltivato, ma della quale non si riesce a risalire con certezza all’esatto luogo di origine. Si ritiene che provenga dalla Cina, dove alcuni botanici riferiscono di avere visto degli esemplari allo stato spontaneo. L’albero è considerato un fossile vivente giunto fino a noi dal periodo Giurassico, 150-200 milioni di anni fa. In Cina sono stati ritrovati resti ancora più antichi in giacimenti di carbone di 250 milioni di anni fa. Pare che in quel periodo il Ginkgo fosse presente in tutte le zone temperate e alcune documentazioni fossili dell’Era Mesozoica attestano che le nostre isole tirreniche erano ricoperte da estesi boschi costituiti in parte da meravigliosi esemplari di Gynkyo. In seguito, per motivi non noti, iniziò il suo declino e l’areale si circoscrisse alle foreste montane del Chekiang, nella parte più orientale della Cina. In questa regione, da tempi molto antichi, i templi buddisti sono abbelliti da maestosi Ginkgo e proprio attorno a questi templi sembra che esistano alberi di 2000 anni! In Italia, nell’Orto Botanico di Padova, si può ammirare un esemplare risalente al XVII secolo, che secondo la tradizione è il primo introdotto in Europa. I pregi presentati da questa specie sono numerosi: resiste da tempi remoti alle condizioni ambientali che si modificano, mostra una grandissima resistenza al freddo (fino a -35°), alla penuria di acqua, ai funghi parassiti, allo smog. Cresce con lentezza, ma è una specie molto longeva. La pianta si presenta a sessi separati. Gli esemplari maschili sono più slanciati e con chioma conica più allungata di quelli femminili. Le piante maschili sono utilizzate con maggiore frequenza nelle alberature stradali perché occupano meno spazio e sono prive dei numerosissimi semi, dall’odore nauseabondo, che cadono in autunno dalle piante femminili.
Tronco e corteccia
Il tronco è diritto. La corteccia è grigio-chiaro nei rami più giovani, poi diventa di colore bruno con robuste fessure longitudinali e piccole espansioni di sughero.
Cosa guardare
Foglie sono inserite direttamente sul ramo? Che forma ha la lamina? La forma delle foglie è sempre la stessa? Come si dispongono le nervature che attraversano la lamina fogliare?
Semi sono appaiati? Che colore hanno a maturità? Hanno un odore caratteristico?
Rami sono distinguibili due tipi di rami? Cosa si vede all’estremità dei rami più corti?
Da non confondere
Le foglie, i semi, i corti rametti e il portamento a palchi non pone problemi nella identificazione.