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Gelso bianco
Morus alba L.
Etimologia
Il nome del genere, Morus, era in uso presso i romani per indicare il gelso, albero da loro conosciuto durante le conquiste in Asia. L’etimologia è incerta, pare che derivi dal celtico mor, ‘nero’. La specie, alba, ricorda il colore dei frutti, bianchi o rosa-violetti.
Origine
M. alba si considera originario dell’Estremo Oriente perché in Cina è conosciuto e coltivato in molte varietà da migliaia di anni. I dubbi che nascono sul suo luogo di origine derivano dal fatto che questa pianta è stata trovata anche in Asia occidentale e in Europa meridionale. Alcuni autori pensano quindi che sia meglio annoverare questa specie come essenza coltivata da tempo immemorabile e in seguito naturalizzata in luoghi lontani dal suo areale d’origine. L’espansione in Occidente del gelso si fa iniziare con il suo arrivo a Costantinopoli nel VI secolo d.C., sotto Giustiniano. Si racconta che alcuni monaci provenienti dal Monte Athos (Grecia) abbiano colà portato, nascosti in una canna di bambù, il baco da seta e la pianta che serve per il suo allevamento.
Note caratteristiche
In Europa le vicende del gelso bianco e del gelso nero sono strettamente legate. La grandissima diffusione del gelso bianco è connessa alla produzione della seta. La larva del baco da seta si nutre esclusivamente delle sue foglie, mentre l’utilizzo delle foglie del gelso nero porta a un prodotto qualitativamente scadente. Il gelso nero, originario della Persia, era specie nota già da tempo nelle regioni mediterranee e apprezzata per i suoi frutti molto prima del gelso bianco. Così, nonostante le due funzioni diverse, la comparsa del gelso bianco in Europa segna l’inizio del declino del gelso nero. In Italia settentrionale la produzione della seta modificò il paesaggio delle campagne. Caratteristici filari di gelso bianco, utilizzato anche come tutore vivo delle viti, furono piantati un poco ovunque e pare che Ludovico Sforza (1452-1508) sia stato soprannominato il Moro proprio perché incrementò questa specie in tutta la Lombardia. In seguito, per la concorrenza della bachicoltura dell’Estremo Oriente e per quella della seta artificiale (rayon), la sua coltura è diminuita progressivamente. Oggi è ancora possibile vedere brevi filari allineati lungo i viottoli campestri e lungo le rive dei fossi. Il tronco, tozzo, corto, pieno di sporgenze è ogni anno tagliato per favorire l’emissione di sottili ed elastici rami arcuati. Il suo legno, compatto e resistente, è impiegato per botti e lavori al tornio. A Milano non è molto comune, ma attualmente sono usate per i giardini alcune varietà moto decorative come M. alba ‘Pendula’, M. australis.
Frutti
Il frutto, il sorosio, è in realtà una falsa infruttescenza, perché una parte del picciolo fiorale si trasforma in una struttura carnosa. Di forma ovale (1-3 cm), simile a una mora, mora del gelso, è commestibile e dolce. I veri frutti sono le nucule dure che stridono sotto i denti. Maturano ad agosto. Rispetto al frutto del gelso nero, ha un gambo di 1-2 cm.
Cosa guardare
Foglie che forma hanno? Quali sono le differenze tra la pagina inferiore e quella superiore?
Frutti che colore hanno? Sono dolci prima della maturazione? Si possono confondere con una mora?
Da non confondere
Osservare con attenzione le foglie che hanno forme diverse sulla stessa pianta. Per non confondere il Gelso bianco con il Gelso nero guardare la pagina inferiore delle foglie. Nel Gelso bianco è presente una scarsa pelosità, nel Gelso nero la pelosità è diffusa. I frutti con la colorazione differente tolgono i dubbi circa l’identificazione.